Una Comunità energetica è un modello socioeconomico incentrato sullo scambio locale dell’energia, che riduce il ricorso al sistema elettrico nazionale favorendo tutti quei processi incentrati sullo sviluppo sostenibile.
Si tratta di vere e proprie associazioni, che comprendono aziende, enti pubblici locali, privati cittadini e attività commerciali, accomunati dalla volontà di aderire ai principi della circolarità e a un modello energetico basato sulla condivisione.
Nelle comunità energetiche tutti i soggetti coinvolti, in linea ad un principio di partecipazione attiva nei diversi processi energetici, si impegnano a dotarsi di infrastrutture (impianti fotovoltaici) per contribuire alla produzione e condivisione di energia rinnovabile.
I partecipanti diventano, così, parte di un unico grande sistema di produzione, scambio e consumo di energia verde sostenibile, in un’esperienza innovativa diffusa a livello locale.
La creazione di una comunità energetica assicura, ai territori interessati, una serie di benefici:
- Ambientali: legati alla riduzione del consumo di energia proveniente da combustibili fossili
- Economici: strettamente connessi alla riduzione dei costi di approvvigionamento
- Sociali: sostenuti dalla promozione di modelli di collaborazione, fondati sulla partecipazione, coesione e sull’acquisizione di una maggiore consapevolezza
Le normative a favore delle comunità energetiche
L’importanza delle comunità energetiche rinnovabili è destinata ad aumentare notevolmente nei prossimi anni anche in Italia.
Il decreto legislativo 199/2001 ha infatti dato attuazione alla direttiva Ue 2018/2001 sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili, conosciuta anche come direttiva Red II. Le associazioni tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese, costituite per dotarsi di impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energie rinnovabili, hanno così trovato una regolazione anche nel nostro Paese.
Prima dell’approvazione delle nuove norme, in realtà, in Italia era già possibile, per cittadini o gruppi di aziende, fare fronte comune per finanziare l’installazione di un impianto alimentato da fonti rinnovabili. Non era lecito, però, utilizzarlo per fornire energia a più utenze. Il legislatore italiano aveva infatti introdotto una disciplina transitoria, tanto che molti operatori avevano iniziato a valutare con interesse possibili schemi di business nel settore, nonostante il perimetro delle iniziative fosse ancora molto limitato.
In particolare, la potenza degli impianti nell’ambito delle comunità energetiche era limitata ad un massimo di 200 kWp. Ora l’asticella è stata alzata a 1 MW, per permettere la creazione di comunità più grandi. Di conseguenza l’interesse degli investitori sta aumentando sempre di più.
Oggi le comunità energetiche in Italia sono solo una trentina, ma il loro numero e la loro dimensione sembrano essere destinati a crescere rapidamente, anche perché sono in arrivo circa 2,2 miliardi di euro, stanziati nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza per promuoverne lo sviluppo nei comuni sotto i cinquemila abitanti.
Lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili è un importante passo avanti in direzione di uno scenario energetico basato sulla condivisione. Se si pensa poi all’inflazione alimentata anche dalla guerra in Ucraina, pare destinato a svolgere un ruolo centrale nel mercato dei prossimi anni.
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L’expertise sviluppata nel campo energetico rappresenta il primo elemento distintivo della nostra offerta: sviluppiamo comunità energetiche fotovoltaiche in grado di coinvolgere privati, condomini, aziende ed enti locali e offriamo servizi integrati che prevedono la realizzazione di impianti fotovoltaici, la gestione dell’iter burocratico attraverso software proprietari.
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